lunedì 26 dicembre 2011

Mr Gwyn: Baricco è tornato

Non ricordo se mi sono innamorata prima del Baricco scrittore o del Baricco affabulatore. Certo è che a quei tempi – i tempi di Oceano Mare e Seta, di Pickwik e Totem – qualsiasi cosa scrivesse o pronunciasse mi ammaliava. Alzavo gli occhi dalle pagine e fissavo il vuoto, come ipnotizzata, per poi chiedermi come fosse possibile che frasi tutto sommato così semplici sapessero evocare immagini di assoluta suggestione. Con una leggerezza e una facilità quasi irritanti: ma come fa, accidenti a lui? E come riesce a rendere attraente qualsiasi libro passi tra le sue mani? Ricordo che un commesso di Feltrinelli disse che i romanzi che Baricco citava avevano immediatamente un picco di vendite. Ci sono cascata anch’io, peccato che il più delle volte quei testi su di me non abbiano prodotto lo stesso effetto: la qualità della divulgazione aveva superato la qualità del prodotto originale.
Non si è mai distinto per particolare simpatia, lo riconosco. Ma, come si dice, nessuno è perfetto. Il suo piglio un po’ snob non sarebbe stato un difetto, se non avessi riscontrato uno scadimento nella sua produzione: come se la fama, l’ammissione a personaggio da copertina, il proliferare di attività collaterali avesse affievolito la vena creativa del romanziere. Il processo parrebbe quasi scontato: troppo preso dalla promozione di sé e del suo sapere, resta ben poco con cui riempire le pagine. Dopo Seta, non ho rilevato nulla degno di nota. Fatico persino a ricordare il titolo dei successivi romanzi. 
Così, anche questo Mr Gwyn ha rigirato tra le mie mani con molta circospezione. Non ho saputo resistergli, era ovvio. Ma nutrivo un certo timore nell’approcciarlo: troppi condizionamenti rischiavano di inficiare il mio giudizio. L’amore dei tempi passati e la delusione delle prove più recenti si alternavano, stridendo: quale avrebbe prevalso in corso di lettura? Sarei riuscita a mettere a tacere entrambe, affrontando il nuovo romanzo con una semplice, sana e ingenua curiosità? È quanto ho tentato di fare. Sono bastate poche pagine: per alzare gli occhi dal libro, fissare il vuoto ed esclamare E’ tornato!
Quelle asserzioni abbaglianti buttate lì come nulla fosse; quella pennellate che danno colore ai sentimenti, senza mai nominarli; quei personaggi tanto assurdi quanto straordinari. Storie piccole, che evocano altre storie, eppure spiccano per la loro singolarità. Questo è il Baricco che amavo: il Baricco che amo, simpatico o antipatico che sia.

domenica 18 dicembre 2011

Castelmaggiore - Maratonina del Progresso

Perdere la quinta posizione ad un paio di chilometri dall’arrivo è un duro colpo, considerando che saranno premiate le prime cinque. Chissà, magari con un po’ di grinta in più, o con qualche incitamento, avrei potuto riagguantare il margine perduto. Ma tant’è, oggi è andata così. E mi dicono che dovrei essere contenta, perché il tempo realizzato è di tutto rispetto. Due minuti in meno dell’anno scorso non significano nulla? Sì, però allora la strada era ghiacciata. Allora, tutti i lavori, in salita vuoi che non ti siano rimasti nelle gambe. Certo, avrei dovuto fare almeno un po’ di scarico questa settimana. Insomma, va bene tutto, ma io contavo di rientrare nella cinquina, quindi non posso dirmi soddisfatta. Non è una novità? Vero anche questo. Significa che sono perennemente stimolata a fare meglio, no? Se questa testa fosse solo meno bacata… Innanzitutto, dovrei smetterla di farmi condizionare dalle performance più o meno sorprendenti delle mie avversarie: partendo dall’ovvio presupposto che dovrò sempre vedermela con questa o con quella (se no che gara sarebbe?), se credessi maggiormente in me e nelle mie possibilità eviterei di rimuginare ogni volta sui bicchieri mezzi vuoti. A quel mezzo pieno vogliamo buttarci un occhio, una volta ogni tanto?
Ci sarà tempo per le riflessioni. Il bilancio di fine anno dovrà tenere conto di svariati fattori. La corsa mi ha salvato dal baratro e, nella bufera, certi progressi hanno del miracoloso. Avrò modo di approfondire. Ciò che invece non può aspettare è l’accantonamento della lieve delusione odierna. Basta gare, almeno per un mese e mezzo. Che i frutti maturino nella giusta stagione.
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