Da quanto tempo non correvo un diecimila? Considerando che l’anno
scorso ero ferma (sì, anche l’anno scorso), devo sfogliare i diari del 2013 per
trovare tracce delle mie performance
su tale distanza. E che performance! Quella
di oggi, poi, spettacolare.
Piove da ieri sera. Quella bella pioggia che ti farebbe
restare sotto le coperte a oltranza. Non lamentarti, che potrebbe essere neve. Non
mi lamento: perlomeno, la mia controprestazione avrà un’attenuante. Se poi
aggiungiamo la faticosa ripresa dopo il lungo (ennesimo) stop, la tosse
devastante che mi ha ridotta a una larva per una settimana, il periodo dell’anno
che, come tutti gli orsi che si rispettino, dovrei trascorrere in letargo,
direi che la schifezza possa essere tranquillamente annunciata.
Peccato, però. Avrei ambito ad un ingresso più dignitoso
nella nuova società. Già, perché quest’anno ho finalmente compiuto il grande
passo. Quando una situazione ti crea disagio, ti fa sentire fuori posto, ti
provoca insofferenza, perché assecondarla? Un po’ per pigrizia e un po’ per
vigliaccheria, ho tergiversato troppo a lungo. Ma ora eccomi qui: dentro una
tenda con nuove compagne, ad indossare la canotta biancoverde.
Il problema, ora, è uscire da questa tenda. La temperatura
sarebbe anche accettabile, ma l’umidità ha già penetrato le mie ossa e sto
battendo i denti. E continua a diluviare. Dai, sono solo 10 km, passano in
fretta…
Sono subito imbottigliata, e già inveisco; per avanzare
affondo in una pozzanghera, e impreco; dopo il terzo chilometro inizia l’acquitrino
della ciclabile: manca poco che bestemmi. Lo dicevo che oggi non era giornata. Provo a
pormi l’obiettivo di agganciare un paio di ragazze davanti a me, ma il distacco
non accenna a diminuire. Meglio non pensare a dove saranno quelle che conosco,
meglio anche non ispezionare troppo il Garmin: sono le gambe che devo
controllare, gambe che si stanno facendo pericolosamente pesanti. Se non altro,
riesco a guadagnare un paio di posizioni, e se riuscissi ad agguantarne un’altra,
particolarmente succulenta, potrei dirmi quasi soddisfatta. Ma sul fango non ho
alcuna possibilità e un mezzo giro di pista, nel finale, non sarà sufficiente per
lanciare uno sprint. Persino il crono infierisce. Un minuto in meno, non
chiedevo tanto: e sarebbe stata comunque una prova scarsissima. Così, invece, è
proprio disastrosa.
C’è persino chi mi fa i complimenti, chi osa addirittura un “bravissima”:
un’accoglienza così quasi mi imbarazza. Atmosfera rilassata, amichevole, un
clima a cui non ero abituata. Ho fatto la scelta giusta. E forse la svolta è
stata imboccata nel momento più opportuno: quando necessitavo di una scossa, di
nuove motivazioni, di uno stimolo per continuare ad allenarmi con metodo e,
soprattutto, con passione. Saranno buoni frutti, crediamoci.