venerdì 18 maggio 2018

Diario di un calcagno - Giorno 16


Andata a dormire con un fermo proposito: domani starò bene. Proposito che risuonava nella testa, quando l’ho appoggiata sul cuscino. Ma che, dopo qualche minuto sotto le coperte, ha cominciato a deviare verso altri intendimenti. Ecco ripresentarsi la reazione nervosa che ha reso insonni troppe notti, costringendomi a ricorrere a pericolosi farmaci. No Valentina, no! Hai detto che domani starai bene: stampati un sorriso su quella faccia da funerale, respira profondamente e mettiti subito a dormire.

Stesso fermo proposito al risveglio. Non ascoltarlo, quel male. Lo sai, appena alzata è normale, poi si affievolisce. Oggi starai meglio, vedrai. Non benissimo, ovvio. Ma a ieri non penserai più, e sarai soddisfatta dei tuoi progressi. Scegli un’attività che ti distragga, spezza la routine degli ultimi giorni e dedicati a ciò che ti impegna maggiormente: inizia a pedalare. Senza esagerare, ché sei a riposo da troppo tempo. Un’oretta di cycette può bastare, giusto per ricominciare. Magari, dopo esserti assestata, inserisci qualche variazione, alternando di minuto in minuto le gambe impegnate, la pedalata svelta e quella rilassata. Finalmente un po’ di affanno e di sudore. La fatica, ti mancava, vero? D’accordo, non è esattamente il genere di sforzo che sognavi, ma un giorno tutto questo ti sarà utile. Nei prossimi giorni sarebbe bello trovare il modo di inforcare la bici, chissà. Intanto, per non battere la fiacca, sparati un’altra ora di core stability. Così si inizia a ragionare: adesso la colazione te la sei guadagnata.

Il venerdì scorre sempre abbastanza rapido - per quanto, da convalescente, le giornate si assomiglino tutte. Diversa è però l’atmosfera, la cognizione del tempo è probabilmente condizionata dalle abitudini, dallo stile di vita: il fine settimana mantiene la sua peculiarità, anche quando non si lavora. Leggo il giornale, lavoro al computer, alla tv il Giro d’Italia - sempre più noioso. Alle mie disgrazie penso poco. Incredibile, sono riuscita davvero a sospendere il giudizio sul mio stato di salute. Non ho camminato, è vero, se non per uscire un attimo in cortile. Ma quel poco, quei pochi passi da una stanza all’altra, li ho mossi senza ascoltare ossessivamente quel dannato calcagno e, soprattutto, senza la solita andatura da storpia. È un piccolo successo.

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